Il desiderio di partire che sento addosso oggi è difficilmente esprimibile a parole. Se fossi un rumore sarei qualcosa di molto simile allo sbuffo di disappunto che fa sempre mio padre. Oppure somiglierei al soffio di una caffettiera che tossisce il primo caffè al mattino.
Sebbene mi renda conto che non ci sia modo di rivivere certe emozioni passate, ogni tanto contraddico me stesso e ci riprovo.
Prenoto quello stesso ristorante. Quello stesso giorno. Poi metto in preventivo quello stesso errore. Invento eccessi da dilettante nel tentativo di diventare il terzo di tre litiganti.
Stamattina scrivo parole prive di fisica e senza filosofia. Poi guardo una vecchia foto e mi trasformo in retorica spicciola, mista a schegge di malinconia. Lo faccio quel tanto che basta per indignarmi col sorriso sulle labbra.
Il cuore è ancora la parte più profonda di me e continuo a precipitarci dentro. È un posto pieno di scrupoli e colorati sensi di colpa. Ma un luogo da visitare comunque e soltanto dal vivo.