Adoro quel preciso istante. Quello che precede il sonno. Quell’attimo di ovattata percezione del tempo.
L’inizio un viaggio diversamente avventuroso dove non c’è necessità che accada davvero nulla.
Nessuna principessa da salvare. Niente evasioni spettacolari. Nessun gol all’ultimo minuto. Niente indipendenze catalane, rivoluzioni francesi, o affilate ghigliottine repubblicane.
Soltanto tanta consapevole assenza. O magari inconsapevole, chissà. Non posso esserne certo.
È in questa specie di universo parallelo, un po’ mellifluo, che ogni tanto mi e ti ritrovo. Dietro al solito ricordo sbiadito. Ma ho la stessa percezione di quando andavo sott’acqua a cercare le stelle marine.
Immagini sfocate e bugiarde. E il rumore del mio respiro che fa da colonna sonora. Non è così male non riuscire a fidarsi dei propri sensi. Ha quel non so che di esoterico e lieve.
Non è poi così devastante arrendersi al proprio “essere in balia dello spazio”. Ai margini di una singolarità fisica non descrivibile. Non misurabile.
Un qualcosa che inghiotte si la tua lucidità, ma senza masticarla. E comunque, poi ti viene restituita sempre.
Un posto dove il tempo non conta. Dove è impossibile pensare al passato, o al futuro. Dove non si possono declinare condizionali. Soltanto interminabili tempi al presente.
Un luogo dove la nostalgia, la noia e la frustrazione non hanno alcun valore. Dove non esiste la stanchezza. Nessuno sogna mai di dormire.
Quando questo succede ripenso ai viaggi di Ulisse. Ad Itaca. Alle cose che alla fine ritornano. E mi accorgo che per quanto un uomo si possa spostare in avanti, non si può mai esorcizzare quel bisogno confortante, che abbiamo, di rimanere ancorati a qualcosa.
Quando riapro gli occhi poi torno a essere quello di sempre. Sbadiglio. Guardo il cellulare. Continuo a non essere in grado di spiccare il volo, o camminare sull’acqua.
Continuo a dividere, e non a moltiplicare, pani e pesci. A non avere un piano perseguibile per salvare il mondo.
Persevero con puntualità svizzera con le mie consolidate imperfezioni e mi ostino a non voler rifare il letto. A sbagliare la differenziata. A non saper bene accanto a chi stare.
In una sorta di “volontarismo” cosmico stamattina mi descrivo, in precario equilibrio sulla lama del “rasoio di Okham”. Un uomo sta dove si sente a suo agio. Io sto bene accanto a chi mi fa stare bene.
Il “sentirsi bene” è alla base di ogni mia scelta. Che sia un locale alla moda. Una spiaggia. Un cinema. Una persona. O una panchina all’ombra.
Non che sia sbagliato, ma a volte stare bene mi basta. Non sento il bisogno di conoscere profondamente ciò che mi sta facendo stare bene.
La ricetta di quel piatto, o gli ingredienti. La forma di quella panchina, o il suo grado di robustezza. Il pentagramma di quella melodia che mi ha fatto chiudere gli occhi.
La fisica di quel tramonto. O il volto di tutti gli ospiti e i dipendenti di quell’hotel a strapiombo sulla costiera amalfitana dove ho scelto di non sentirla più.
Non ho mai provato il bisogno di conoscerla a fondo una persona che mi ha fatto stare bene. Mi accontentavo di questa sua proprietà. Non pensavo che anche quella persona poteva ferirmi profondamente.
Certo è una mia affermazione del tutto soggettiva e discutibile. Basata su una esperienza nemmeno troppo provata e sul mio essere rigorosamente logico. Quasi un teorema da accettare per assurdo.
“Se una persona ci fa stare male è la giusta motivazione per allontanarsi. Ma stare bene insieme a una persona non è mai un motivo abbastanza valido per tenerla sempre accanto.”
Perché in tutto questo stare bene, l’altra, o altro, non c’entrano mai. Dipende solo e unicamente dalla nostra percezione di lei, o di lui. Dipende soltanto da come ci sentiamo noi dentro.
E “noi” non siamo una relazione, noi rappresentiamo soltanto noi stessi.
Per dirla alla Jep Gambardella, mi sono accorto che alla soglia dei 50 anni trovo difficile camminare per troppo tempo al fianco di qualcuno. Anche quando mi accorgo che mi fa stare bene farlo.
Tag: Amore, Gianluca Marcucci, jep gambardella, sognare
4 ottobre 2017 alle 8:44 am |
scusa, ma trovo la tua affermazione e soprattutto la chiusa un po’ egoistica…
sei concentrato molto sul ‘chi ti fa stare bene’ e che, nonostante questo, non riesci a volere accanto… ma l’amore fa stare bene non quando si riceve, ma quando si dà…
ovviamente è solo un mio piccolo pensiero 😊🤗😘
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4 ottobre 2017 alle 8:50 am |
Molto egoistico. Hai ragione. Infatti è personale e discutibile. Anche lo stare bene è una forma di egoismo. È come quel piacere ce si prova facendo un regalo. Hai piacere che abbia gradito? Oppure sei più soddisfatto di aver fatto la scelta giusta? Non è lo stare bene. Quello è egoistico alla stessa maniera. Ma il perché.
Io ora sto benissimo col mio caffè che tossisce nella moka.
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4 ottobre 2017 alle 8:56 am
certo certo, personalissimo… come il mio pensiero, figurati…
…ecco, ora mi hai fatto venir voglia di caffè… vorrà dire che starò bene anch’io x qualche minuto…😉👋
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4 ottobre 2017 alle 9:07 am
Poi hai usato la parola amore. Un campo minato.
L’amore per un compagno/a come ci insegnano nel nostro evo è una cosa leggera che si esaurisce nella piacevolezza, non ha niente a che vedere con i sacrifici. Con la fatica. Con la tolleranza. Con la comunione di intenti. Con il dolore. Ma anche con la paura, la noia e i ripensamenti.
L’amore invece è coraggio di tutto questo e non ha nulla a che vedere con la piacevolezza dello stare bene. Lo stare bene sono momenti.
Oggi amore è quando si sta bene con una persona e basta. Quando il sesso è coinvolgente. Quando ci fa ridere.
Troppo poco. In amore, scusa il termine, bisogna farsi un culo così. Fare cose pesanti da fare, e che non ti fare.
Tollerare e non sopportare. E desiderare quasi di farle quelle cose. Nel mio ultimo libro l’amore è un passo dall’ossessione.
Buon caffe’ 🤗
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4 ottobre 2017 alle 9:09 am
allora devo leggerlo… mi ci ritroverò sicuramente 😉😁
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4 ottobre 2017 alle 9:22 am
forse ho frainteso il tuo stare bene…
…x me l’amore è il motore che muove il mondo… lo metto in ogni cosa che faccio…
… quando amo do così tanto di me all’altro che a volte non resta più nulla neanche x me…
… quindi altro che ossessione…😊
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4 ottobre 2017 alle 9:28 am
P.S.
… però questa condizione mi fa stare bene, xké sono felice quando è felice chi amo…
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4 ottobre 2017 alle 9:29 am
Il romanticismo è il motore che salverà il mondo. Quello ciclopico.
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4 ottobre 2017 alle 9:36 am
non ho capito se è ironico e mi stai prendendo in giro 🤔
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4 ottobre 2017 alle 9:48 am
Non mi permetterei mai. Prendere in giro chi non conosco. Non è rispettoso e neanche intelligente.
Con chi conosco sono tremendo però 😂
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4 ottobre 2017 alle 9:51 am
eh sì, credo di aver capito il tipo…
… allora fammi sapere quando saremo arrivati al livello successivo di conoscenza… che mi regolo 😂😂
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4 ottobre 2017 alle 9:52 am
😂 caffè? Moka però 😉
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4 ottobre 2017 alle 9:53 am
al caffè c’eravamo già arrivati…😂😂
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4 ottobre 2017 alle 9:54 am
… tipo un’ora fa 🤣
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4 ottobre 2017 alle 9:55 am
Ma non era un momento di condivisione! Era una singolare coincidenza! 😂
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4 ottobre 2017 alle 9:58 am
beh, sì… coincidenza indotta…
allora ok, quello non conta… partiamo da zero 😃
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4 ottobre 2017 alle 10:08 am
…e ti vengo incontro anche sulla moka, va’… 😉
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4 ottobre 2017 alle 10:22 am
😍
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4 ottobre 2017 alle 10:24 am
cmq a quest’ora ci starebbe bene anche uno spritz…😂
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5 ottobre 2017 alle 12:07 PM
è quasi ora del caffè dopo pranzo… metti su la moka o vado col mio espresso? 😉😁
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5 ottobre 2017 alle 12:23 PM
Ti raggiungo? 😂🤙
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5 ottobre 2017 alle 12:41 PM
dai che un’oretta e ci sei… fortuna che con l’espresso si fa al momento… altrimenti granita di caffè 😂😂
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5 ottobre 2017 alle 1:24 PM
Oggi Torino!!
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5 ottobre 2017 alle 1:25 PM
eh beh, allora granita…😂😂
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4 ottobre 2017 alle 9:41 am |
Sicuramente un’altra visione di vedere le cose che mi fa riflettere
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4 ottobre 2017 alle 9:47 am |
L’illusione di un presente sospeso che non finisce mai. Non più la persona, ma l’idea che ci facciamo di questa persona. E non c’è niente di più semplice. Smentire una idea.
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4 ottobre 2017 alle 10:03 am |
Tanto bello questo post. Penso che sia profondamente vero, alla fine tutto dipende esclusivamente da noi stessi e dalla percezione che abbiamo degli altri e del mondo circostante.
Secondo me sbagliamo quando affidiamo la nostra felicità o il nostro equilibrio a qualcosa che sta al di fuori di noi, l’unica cosa che abbiamo siamo noi stessi.
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4 ottobre 2017 alle 10:22 am |
Grazie! Lusingato!
Esatto. Dipende da noi perché non lasciamo che le nostre percezioni trasgrediscano. Che vadano oltre i nostri confini. Non volevo diventare pesante parlando d’amore. Non lo faccio quasi mai quando scrivo sul blog. Anche io ho i miei limiti di sicurezza protetti da un campo minato.
L’unico modo di amare è lasciare i propri confini. Incontrarsi in una terra di mezzo dove si rischia insieme. Dove si accetta che il tempo passi. Che trasformi e ci trasformi.
Vorrei essere in grado di capire che cosa oggi impedisca alle persone di accettare la vita per come è. Senza mutarla con dilettantismi di autodifesa, quelli che comunemente chiamiamo “apparenza”.
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4 ottobre 2017 alle 1:25 PM
L’incertezza e la paura penso che blocchino le persone dall’esplorare e dall’essere. Si cerca spesso di immobilizzare la vita e gli altri per paura del divenire.
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