Dove sia la verità non conta, conta solo quello in cui siamo disposti a credere.
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La ragazza insicura è la tipologia di donna più divertente. Ogni volta che le fai un complimento del tipo: “stasera hai davvero degli occhi fantastici”, nel suo cervello si avvicendano le immagini di tutte le parti del corpo che dal suo punto di vista hai scartato prima di arrivare agli occhi. Inoltre la sua mente è geneticamente modificata per eliminare la parte “occhi fantastici” dalla frase e considerare arbitrariamente solo l’avverbio temporale “stasera”. Il ragionamento che ne consegue è spietatamente semplice: “ha detto stasera, quindi ieri ero uno schifo, quindi sono con molta probabilità improponibile, quasi anziana, magari avrei dovuto mettermi le lenti a contatto e coprirmi le borse sotto gli occhi…” e così via a sfumare. Ma è proprio in quel momento che tira fuori le faccine più belle del mondo.
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Dove scorre il tempo al mattino, c’è sempre un sogno in tazza grande, macchiato caldo.
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Non sempre è possibile toccare il cielo con un dito, stamattina con la sedia arrivo appena al soffitto. Chiamiamolo, un buon inizio.
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I pensieri positivi sono molto più simili ad una moneta con cui giocare in aria che ad un sassolino da lanciare in uno stagno.
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Tutto quello che si puó imparare nella vita conta poco quando quello che si è non è quello che si pensa di essere. Con una idea chiara del proprio valore si puó ottenere il massimo possibile e crescere riuscendo a volte anche a stupire. Se invece ci si sopravvaluta c’è solo la certezza di matematici e frequenti insuccessi.
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Quando mi sono chiesto se tutto questo avesse davvero un senso l’ho cercato fuori di qui. L’ho trovato giusto a metà strada tra l’ultima gioia e la prossima delusione, ma non aveva “senso” fermarmi a raccoglierlo e sono andato oltre.
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In certi giorni la mia testa si trasforma in uno di quei meccanismi da bar, in cui infili 2 euro per guidare una mano meccanica a raccogliere pensieri come tanti piccoli premi. Un pupazzo, un pallone, una scatola colorata, un sogno, qualsiasi cosa comunque scivola e ricade nel mucchio prima che io riesca a farla mia. Oggi è uno di quei giorni.
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In vino veritas. In Martini ogni tanto due cazzate.
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”Chi disprezza compra.” Si, ma in genere vuole almeno uno sconto.
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Non si può cambiare il mondo senza prima cambiare noi stessi e servono cambiamenti forti. Io per esempio con l’invisibilità e lo sguardo al laser farei grandi cose.
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La soluzione è in quel rischio che temi, ma che vale sempre e comunque la pena correre.
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Non mi spaventa il domani, è il dopodomani a mettermi un po’ di ansia addosso.
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Mi parlò dicendo che avrebbe voluto una storia seria, così le regalai “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
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Essere buono non significa essere un santo o non avere un metro di scorrettezza da applicare quando c’è qualcosa che si pone, con prepotente cattiveria, tra te e l’obiettivo che ti eri preposto. Abbiamo tutti un lato oscuro nella forza.
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La fotografia dell’attuale momento in italia è nella battuta di una mia amica : “Sono inchiodata sulla prua di un Titanic, che do le spalle ad un Tremonti diversamente arrapato. Io continuo a guardare avanti mentre lui in atteggiamento inequivocabile e stropicciandosi le mani mi sussurra:”TI FIDI DI ME???”
“No guarda, preferisco prende de faccia l’iceberg che me faccio meno male.”
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Io dico che svegliarsi, a prescindere dall’umore, è sempre il modo giusto di iniziare la giornata.
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L’intuito è azione. E’ una freccia lanciata con forza e senza eccessiva precisione, ma che raggiunge comunque l’obiettivo in un punto impreciso. Il ragionamento è riflessione. E’ come un enorme drago che si scrolla di dosso tante inutili frecce con un semplice un colpo di coda. Il dubbio è quando cedere alla forza di una intuizione e quando perdersi invece nella logorante lentezza di un ragionamento.
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Sono un narratore lento ed un lettore distratto. Lascio quindi che sia la mia fantasia a percepire una cura per tutto questo. Lascio che sia l’ebrezza fine a se stessa di un gioco che adoro a farmi credere che ci siano sempre i margini per recuperare. C’è poca differenza tra il credere e il far finta di credere a qualcosa.
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Ci sono sempre due lati in una stessa medaglia che pur somigliandosi si differenziano profondamente. Posso sentire oppure ascoltare, posso vedere oppure guardare, posso toccare o accarezzare, posso conoscere oppure riconoscere il mondo. L’etimologia delle parole a volte inganna.
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