Che poi anche i puntini di sospensione stasera mi stanno a guardare.
E io non so come scrivere. Non so cosa disegnare. Mi sento dannatamente osservato.
Scuoto il capo. Penso a dirotto.
Colpa di questo bisogno compulsivo, che ho da sempre, di costruire universi intorno al bancone di un bar.
Con la prossima cosa bella che verrà a bussarmi alla porta cercherò di essere più ospitale. Meno criptico.
Quindi nessun doppio senso. Niente parole segrete. Nessuna “prigione dei ricordi”.
Solo due misure di Gordon, una di vodka e mezza di China Lillet. Poi una scorza di limone e un cubetto di ghiaccio.
Mescolato. Non shakerato.
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