È la fine di maggio. Sono quasi le 9 di sera. È una giornata che non ha nulla da invidiare all’autunno. A quell’autunno. Un giorno di tanto tempo fa.
Pioveva eppure non c’era una nuvola in cielo. Ero fermo al semaforo in sella al mio Si. Il più venduto di sempre tra i motorini.
Stavo per finire l’ultimo anno di liceo. Esami di maturità. Ultima interrogazione. E io guardavo il rosso intenso di quella luce come si guarderebbe un tramonto.
Mi dicevo: “Scolpisciti in testa questo rosso. Ricordatelo Gianlu. Perché tra poco percorrerai questa strada al contrario e qualcosa della tua vita sarà finita per sempre.”
Quel semaforo ha continuato a funzionare in tutti questi anni e altri semafori si sono addirittura aggiunti. Ma oggi quella scuola non c’è più. Quelle persone non ci sono più. Professori. Bidelli. Anche il motorino. Tutto sparito nel tempo.
Sento ancora la leggerezza di quei metri. Di quelle curve fatte piegato il più possibile. Dei pazzi tentativi di andare su una ruota. E tutti quelli falliti di guidare senza mani.
Andavo a scuola in motorino e se oggi dovessi raccontare a mia figlia come il papà ha vissuto gli anni 90, forse sceglierei proprio quella mattina.
Gli anni 90 li ho guidati come si guidava un motorino. Senza casco. Con le curve della strada favorevoli e nessun incidente possibile.
Ricordo i quarantenni di allora che scuotevano la testa e raccontavano di 20 anni prima. Di quel 1968 a cui avrei dovuto essere eternamente grato.
Sono passato numerose volte da quel semaforo. Centinaia di volte. Guidando, o seduto accanto a qualcuno che lo faceva per me. Oppure a piedi attraversando la strada.
È passato tanto tempo e dentro di me le salite di Monteverde vecchio continuano ancora a essere l’inizio del percorso della mia vita. Questi trent’anni mi sono serviti a capire che tutto quello che non ritorna al mondo, che non emoziona, che non muove amore. È semplicemente niente.
20 maggio 2017 alle 9:00 PM |
Ma non ci credo! Monteverde vecchio? A che liceo andavi? Comunque bellissimo post, io ricordo con estrema gioia gli anni del liceo. Avevo un coraggio sprezzante e non temevo nulla, sempre in sella sui motorini degli altri.
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20 maggio 2017 alle 9:02 PM |
Kennedy. Ultimo anno Rosolino Pilo, cheNon esiste più.
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20 maggio 2017 alle 9:02 PM
Ma io anche sono andata al Kennedy!!!
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20 maggio 2017 alle 9:04 PM
Adesso mi dirai che eri tu la mia compagna di banco? 😂😂
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20 maggio 2017 alle 9:07 PM
Ahahahaha! Non ho mai avuto un compagno di classe che si chiamava Gianluca. Io mi sono diplomata nel 2006, avevo la Paladini e il Bellina come prof (ti cito quelli più storici…). Comunque io a volte se ci passo davanti al Kennedy mi devo fermare un attimo, per me è diventato un luogo mistico, intriso di ricordi.
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20 maggio 2017 alle 9:10 PM
Diciamo che io ci sono stato 18 anni prima. E credo che dei professori di allora oggi sia rimasto ben poco. Tu sei una bimba. 😘🤓
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20 maggio 2017 alle 9:06 PM
Sezione D. Del mitico prof. Sacchetti.
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20 maggio 2017 alle 9:08 PM
Io anche ero in D! Ma non ho avuto nessun prof Sacchetti.
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21 maggio 2017 alle 8:53 PM |
E’ proprio vero degli anni del liceo resta impressa nella memoria la spavalderia, l’incoscienza spesso scambiata con il coraggio e con rimpianto la spensieratezza, anche se allora non lo sapevano. Grazie, mi è piaciuto molto il tuo post, mi ha realmente portato indietro nel tempo.
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21 maggio 2017 alle 9:07 PM |
Viaggiare nel tempo. Roba da dilettanti pensatori. 😉
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21 maggio 2017 alle 9:10 PM
probabile, ma sempre piacevole!
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