In un’altra vita non me ne sarei nemmeno accorto. O forse ci avrei fatto caso, ma non sarebbe stato niente di più di ciò che è. Un dettaglio. Due persone all’interno di un’automobile parcheggiata. Sedute vicino. Adagiate sullo schienale, si mostrano l’un l’altra gli occhi.
Le mani nelle mani. Le braccia incrociate. Viste da fuori sembrano un confuso schema araldico. Come due lance che simboleggiano battaglie combattute e ormai dimenticate. Non c’è desiderio di nobiltà alcuno, ne di un vessillo da tendere avanti. Il perdono non è il più fragile tra gli atti umanitari. E non è arbitrario come l’abbraccio che lo rappresenta.
Passo a piedi accanto alla vettura. Sbircio sottocchio. Seguo il riflesso dello specchietto retrovisore. Un tempo questa era la mia automobile e c’è l’immagine confusa del mio volto in ogni singola parete riflettente. Un viso che non porta alcuna espressione, se non quella di un tempo che non esiste più.
9 maggio 2017 alle 6:42 PM |
Commovente.
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10 maggio 2017 alle 12:13 PM |
Bellissime parole
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10 maggio 2017 alle 12:32 PM |
Grazie !!
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12 maggio 2017 alle 6:40 am |
Molto belle le tue parole.
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