Non sono mai stato troppo critico con me stesso, ma so che non avrei problemi a esserlo se davvero dovessi. A volte maneggio brutalmente le pagine di questo blog. Faccio viaggiare le parole al ritmo martellante dei miei frequenti vuoti di memoria.
In ogni mio pensiero si annida un timido tentativo di diventare linguaggio. Un messaggio spesso chiaro. Altre volte un po’ meno. Ma essere chiari è un lusso che non sempre ti puoi permettere.
Chissà. Magari mi trovo a mio agio proprio creando confusione. O forse mi sto immaginando di poter ingannare il tempo con due finte di corpo e qualche innocua bugia. Correndo più veloce. Distanziando il presente e guardandolo sparire nello specchietto retrovisore.
La verità è che non sono abituato di stare fermo. Il che potrebbe essere considerato un pregio. In fondo di qualcosa bisogna pur nutrirsi. Le convinzioni ingrassano. Le illusioni ubriacano. I dubbi invece?
Non ho ancora trovato una risposta. Però dubitare mi riesce da Dio.
Mi accorgo solo ora di quanto sia meravigliosamente bugiardo il rumore dell’infinito presente. Riflettere. E poi scrivere.
E’ quasi una dipendenza. Ma anche mangiare è una dipendenza. Anche l’amore è una dipendenza. Oddio non sarò mica un tossico?
Se le droghe sono i ricordi, il peccato, la preghiera, il rimpianto, il perdono, lo scandalo, la disillusione, la devozione, la generosità, la famiglia, le esperienze, le tradizioni, le amicizie, gli addii, gli amori, i successi e i fallimenti, allora si. Sono drogato di vita.
Ma ripeto. Non sono mai troppo critico con me stesso.
La vita è un barbiturico potentissimo.
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