Le sensazioni positive, le frasi scritte, cancellate, sussurrate, gridate, dette e contraddette.
Le immagini colorate, le impressioni sbagliate, le decisioni affrettate, gli sguardi non ricambiati e i sogni ad occhi aperti.
La irrinunciabili curiosità, le deduzioni geniali, gli aggettivi inventati, gli avverbi e gli ossimori. Le figure retoriche, i verbi all’infinito, la punteggiatura, le dichiarazioni, gli intenti, le certezze, le paure, le frustrazioni, le fragilità.
E poi la gioia, i faccini tristi, i sorrisi sinceri, gli scheletri nell’armadio, le camice stirate, i jeans strappati, il sesso spinto, gli abbracci forti, la musica di nicchia, i libri, le mani nelle mani e le mani sugli occhi.
Speravo che tutto questo mi avrebbe trasmesso la serenità di cui ho bisogno. Ma ho costruito un castello di sabbia e parole, da guardare con l’alta marea negli occhi.
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