Dilettantismi. Pregiudizi. Amori non ricambiati tra le pagine di un libro dimenticato sul divano. Charles Bukowski fa capolino dall’ultima pagina e si lamenta dei suoi amori perduti.
Intanto il tempo non scorre. Anche la caffettiera sembra non volerne sapere di tossire caffè. Il suo respiro si confonde col silenzio di certe storie disabitate.
È ora di riscrivere. È tempo di rileggere. È il momento di strapparsi una costola e riporla nella scatola delle scarpe al posto del cuore. Una sorta di maledizione degna di un “Pirata dei Caraibi”. La vita è un libro, o forse un bel film.
Che poi la maledizione peggiore che può arrivare addosso a uno scrittore è quella di saper osservare. Già, osservare. Perché osservare è più di vedere.
Osservare è il verbo che fa da incipit ai ricordi e lascia inciso sulla memoria un segno che poi improvvisamente si attiva.
Le immagini risalgono così le terminazioni nervose. Qualcuna nuota a stile libero contro corrente. Altre diventano solubili fino a sparirci dentro. E tu chiudi gli occhi per ritornare a far parte del tutto da cui provengono i momenti più belli.
19 febbraio 2019 alle 4:21 pm |
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