Certi pensieri si fanno sospingere dal tempo come dalla corrente. Si lasciano trasportare per giorni e poi rimangono là.
Bloccati dall’onda. Intrappolati sul bagnasciuga, tra l’acqua e la sabbia. Nello stesso identico punto dove, in certi film d’amore, le bottiglie vanno alla deriva. Quelle con un messaggio all’interno.
Forse è proprio questa l’immagine più adatta a descrivere ciò che ho dentro ora. Una bottiglia con un messaggio.
Il problema è aprirla e leggerlo, senza la paura di cosa potrei trovarci scritto. Perché la paura è il meccanismo che blocca i sogni e tiene distante il desiderio di realizzarli.
La paura di non andare bene. La paura di non essere all’altezza. Di non piacere. O di non avere argomenti così originali di cui saper parlare. Quella di sembrare “meno di”, e offrirsi in pasto al giudizio di chi ci sta intorno. Gli altri.
Perché alla fine sono proprio gli occhi degli altri quelli veneriamo con tutte le nostre forze. Insomma, che si voglia o no, bisogna essere pronti a piacere. A essere giusti. A essere simpatici. Opportuni. Dinamici. Costi quel che costi.
Esistono le spiagge. E poi c’è l’immensità del mare che ci sbatte contro. Ci sono le onde e sulle onde galleggiano migliaia di bottiglie che custodiscono tutti quei sogni che devono ancora nascere. Quelli mai letti.
Oggi in una di quelle bottiglie c’è anche il mio. E stavolta non ho più paura.
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