Una valutazione del rischio quando il calcolo delle probabilità era complesso. Non credo che i gladiatori lo facessero nell’antica Roma.
Stamattina ho questa immagine di un uomo solo. La folla. La polvere. L’anfiteatro. Il corpo legato alle due estremità in modo che non sia possibile andare oltre. E poi altri uomini. Armati. Sanguinanti. Furibondi.
Circondati da irriconoscibili bestie pronte a ridurre in brandelli le cose da fare. E a spargerle ovunque intorno.
A volte metto una mano davanti agli occhi per ripararmi dal buio di certi sogni. Dai pensieri strani. Da tutti quei verbi pronunciati e anche da quelli ripetuti.
Correre. Sognare. Lottare. Precipitare. Chiudere gli occhi e svegliarsi con l’entusiasmo di essere ancora vivi. Con la voglia di qualcosa da scrivere. Di parole cucite sul dorso delle cose iniziate e poi lasciate a metà.
Incubi interrotti e sputati via. Schiacciati dalla luce del giorno. Come quelle zanzare gonfie di sangue. Immobili e prive di ogni speranza.
Stamattina l’incubo comincia dal caffè. Ho finito le cialde azzurre. Quelle al gusto di noia. Dovrò immaginarle fino al prossimo mattino. Come se fossero soltanto parole.
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