Una porta che sbatte. Un caffè che si fredda. Il tempo preso a calci. Lanciato come una monetina nel pozzo. E alla fine tutto rimane fisso davanti agli occhi. Giusto al di là di un parabrezza. A volte appannato dai sospiri. Altre volte accarezzato dalle minuscole facce imbronciate di una pioggia poco convinta e scura. In fondo somigliamo a quei tergicristalli che si rincorrono senza sosta. Ostinati e presuntuosi. Testardi e permalosi. Inutili come lancette dell’orologio di un campanile che segna da un secolo la stessa ora.
Sembra strano, ma non tutte le notti sono fatte per dormire.
Questa no. Questa sembra nata per ricordare i momenti. Le cose. I volti e le voci. Per ripercorrere i nomi di chi ti è sempre e comunque vicino, fino a chiuderti gli occhi. Con i pensieri appoggiati nella penombra dei corridoi. Potrei tentare di scriverli tutti. Emiliano, Fabrizio, Roberto, Anna, Roberta, Ilde, Rossana, Annamaria, Nikol, Alessandro, Lucia, Daria, Giorgia, Giuseppe, Maria Dora, Massimo, Stefania, Stefano, Marina, Barbara, Emanuela, Isabella, Carla, Tonino, Elisabetta, Gabriele, Tiziano, Francesca, Giovanni, Ylenia, Eleonora, Michela, Gianluca, Massimiliano, Elis, Luca, Alex, Pino, Cristian, Roberta, Riccardo, Enrica, Marco, Nello, Gianmarco, Silvia, Amedeo, Francesco, Alberto, Alexandra, Cinzia, Sara, Deborah, Mirella, Andrea, Giorgia, Luisa, Luca, Davide, Cristina, Andrea, Cristina, Lorenzo, Gioele, Luca, Pierpaolo, Stefania, Marzia, Marco, Piero, Eugenio, Simon, Valentina, Valentina, Valentina, Michela, Cesare, Chiara, Luca, Lucrezia, Daniela, Monica, Max… e poi? Come faccio a ricordarli senza aprire una bottiglia di birra?
E così che si stappa. Alzandola per brindare a qualunque cosa di questa giornata. A quel pensiero che mi attraversa da parte a parte. Senza bussare. Al meraviglioso disegno di mia figlia. Agli impegni da regalare a mio padre. C’è ancora da guardare la champions. C’è il prato da tagliare. Ci sono le multe dell’auto ancora da pagare. E poi l’appuntamento dal commercialista. Dal dentista. Dall’avvocato. Questa pagina non è che l’anticamera di un sogno. L’undicesimo piccolo indiano. Arsenico, ricordi e vecchi merletti. Polvere sui libri di scuola da soffiare via.
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