Chiudere gli occhi. Inventare un nome per quella luce che sembra una stella. Cambiare l’anatomia. Diventare un cuore. Rileggere vecchie frasi. Scrivere un libro e lasciarlo in una stanza di hotel per chi volesse leggerlo. Iniziare una frase con un verbo e un tempo al condizionale. Io non sono in quello che scrivo, ma in quello che vedo mentre lo faccio.
Ho bisogno di cose che accadono. Ho bisogno di piccole sorprese. Di una linea prospettica e un punto di fuga.
Ho bisogno di leggermi e tenere il segno con le dita.
Di una vetta raggiunta. Di una sommità conquistata. Non cerco la felicità, ma il suo rumore di fondo. Quello della serenità.
Ho bisogno di un’abitudine di cui andare fiero. Di una canzone da ascoltare in cuffia. Di una ricetta semplice da realizzare. Di un grembiule sporco. Del cane che mi viene incontro scodinzolando. Di frasi senza il punto interrogativo, perché la serenità non ha punti interrogativi.
Ho bisogno di nutella e stavolta ci metto anche il burro. Diventare grandi a volte sa di pollo, altre volte di zucchero e fragole. Poi ci vuole comunque un nespresso azzurro, magari da bere lentamente, strada facendo.
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