C’era una volta un giovedì. La foto di un abbraccio. C’erano un caffè che tossiva e le bustine di zucchero sul tavolo, allineate come tanti indecisi alleati.
C’erano i bambini che correvano in strada come finti pipistrelli. E poi i sorrisi portati via tra le caramelle.
C’era una volta un giornale sgualcito. Le mani “sporche” e l’odore di acqua ragia.
C’era un gigante buono, il rumore di biscotti spezzati e il volume del brusio che investiva la piazza. Che disarmava i curiosi. C’era un suono di sirene a portar via santi in paradiso.
C’era la pioggia fuori dalla porta. E il chirurgico ticchettio dell’autunno a far da avversario al tempo. Quello che non torna.
C’erano una volta nuvole lontane e navi alla deriva, convinte di avere ben salda la vela.
Jep aveva tempeste di pensieri nella testa e l’abbraccio di un amico che gli faceva da timone. Nel mentre una nube dalle sembianze di drago prendeva forma all’orizzonte. Una meravigliosa imitazione della vita da affrontare insieme. Laddove finiscono i palloncini.
1 novembre 2019 alle 11:01 am |
Da leggere e rileggere.
Suscita infinite interpretazioni e infinite riflessioni.
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1 novembre 2019 alle 6:29 PM |
Bella bella
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